5 Trend del Retail Offline Post Covid
Il mondo del retail offline ha, ovviamente, sofferto più di altri settori nel periodo di pandemia. Tuttavia ha saputo rispondere alle esigenze del momento, adattandosi e cambiando secondo i ritmi della realtà circostante, applicando nuove modalità. Scopriamo quindi quali sono i cinque nuovi trend del retail offline, che ha ereditato da un periodo così difficile, facendo di necessità virtù.
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New Normality, Wow Experience
Il primo trend parte da una necessità: i negozi non possono più permettersi di fornire esclusivamente servizi “classici” come accoglienza e gestione dei resi. Per poter competere con le piattaforme online, infatti, devono implementare servizi per attrarre e coinvolgere i consumatori. I retailer devono garantire ai clienti una nuova esperienza, andando incontro alle loro aspettative sempre più esigenti, derivanti dallo shopping online. L’ambiente negozio deve migliorare nel design, con un’esposizione dei prodotti maggiormente chiara e coinvolgente. In un mondo dove si sta facendo strada la vendita omnicanale, inoltre, ci devono essere aree dedicate al ritiro, al cambio e alla restituzione. Fisicamente diviene più apprezzabile il grande negozio o centro commerciale che presenta un’area verde esterna, con maggiore luce e ventilazione. In tal modo si dimostra un attaccamento al tema della sostenibilità e si tranquillizza il cliente sul rischio di assembramenti. Il personale, infine, dev’essere più preparato: dai personal shopper, agli esperti tecnici.
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Vendita omincanale
Il secondo trend riguarda l’omnicanalità, punto chiave della formazione retail. Il settore del retail offline era diretto verso l’omnicanalità prima della pandemia, ma il 2020 ha contribuito a far crescere questo trend. I consumatori si aspettano quindi che i rivenditori forniscano un’esperienza di acquisto senza barriere tra canali. I retailer hanno iniziato ad arricchire la proposta di valore, fornendo sale di prova virtuali e servizi in video call. Nel 2021, un’esperienza omnicanale spazia dalle interazioni col servizio clienti alla scoperta dei prodotti dal sito dell’azienda. Per evitare assembramenti in negozio, alcuni retailer hanno implementato metodi BOPIS, come il ritiro a bordo strada, molto apprezzati e in continua crescita. Liu Jo offre un esempio efficace di omnicanalità. Il consumatore contatta lo store tramite il sito del brand, che riserva servizi per l’assistenza cliente: shopping via Whatsapp, prenotazione di un capo in punto vendita e notifica quando il capo ritornerà disponibile.
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Unire sicurezza ed efficienza
Il terzo trend parla di una grande sfida per i retailer: proteggere clienti e dipendenti dal contrarre COVID-19. Tale necessità diviene fondamentale anche dopo la pandemia, visti i cambiamenti mondiali sul tema della sicurezza, ed ha portato ad adottare nuove politiche, come sanificazione, distanziamento, mascherine, pulizia migliorata. Molti retailer, inoltre, prevedono di assumere meno addetti ai negozi. Tuttavia, i consumatori si aspettano un’esperienza in negozio senza interruzioni. Ecco perché alle misure igieniche vanno affiancate nuove tecnologie, così da poter convincere i clienti sia della sicurezza, sia dell’efficienza degli acquisti in negozio. La soluzione migliore è lo shopping senza contatto: il suo vantaggio deriva dai rischi inferiori, viste le ridotte interazioni tra acquirenti e dipendenti. Esempi sono i pagamenti self-service e contactless, che riducono il rischio di assembramento e code. Stesso obiettivo hanno le piattaforme di pagamento mobile di prossimità come Google Pay e App che permettono la vendita su appuntamento.
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Private label e riconquista della fedeltà al marchio
Passiamo al quarto trend, e parliamo di private label. La fedeltà al marchio durante la pandemia è in diminuzione poiché i consumatori stanno cambiando i loro comportamenti di acquisto in risposta a molteplici fattori: pressione economica, chiusure di negozi, disponibilità dei prodotti e minore potere d’acquisto. La crescita della private label dimostra come queste stiano conquistando la fiducia dei consumatori. Negli Stati Uniti la soddisfazione verso le private label è in crescita. In Italia la marca del distributore si dimostra il fattore principale della crescita dell’industria alimentare e la sua incidenza sul fatturato totale del settore è dell’8%, grazie ad un crescente apprezzamento del consumatore finale. Nell’ambito fashion, invece, Polo Ralph Lauren ha creato “Global Brand Concepts”, una divisione dedicata alle private label non a marchio Polo. Questa svilupperà diversi marchi, spaziando dall’abbigliamento all’arredamento per la casa. L’obiettivo è elevare a marca di lusso altri brand, grazie a varie partnership.
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Smart Selling e adattamento
Il quinto trend del retail offline lo dedichiamo allo smart selling e all’integrazione di vendita tra online e offline. Durante la pandemia molti settori merceologici hanno abbracciato questa pratica, diventata ormai imprescindibile, vista la necessità di stare al passo con un mondo smart. Gran parte dell’attuale formazione retail si basa infatti su questa metodologia. Dedicarsi ad esso necessita di un buon #digitalmindset da parte dei venditori. Trattare una videochiamata al pari di una comunicazione live, infatti, risulterebbe erroneo, avendo ogni mezzo tecnologico una sua specificità. Un ottimo esempiodi integrazione online e offline è “Imaginary cities”, il recente progetto di Burberry e della piattaforma retail Ssense. Il famoso brand, nella sua boutique di Soho a New York, ha lanciato la linea “Mythical Alphabet”. Il cliente vive un’esperienza mista esplorando la capsule collection nella boutique in un ambiente suggestivo, mentre i capi risultano contemporaneamente disponibili su burberry.com e su Ssense.
Conclusioni
Il mondo del Retail offline, in particolare in alcuni settori, ha accusato in maniera importante la pandemia. Nonostante un contesto complesso, grazie alla capacità di adattamento e all’integrazione tra canali fisici e digitali, il negozio off line continuerà ad essere centrale nell’esperienza di shopping dei consumatori.