Vivere un’esperienza, ricevere un buon servizio e avere un prodotto personalizzato: la personalizzazione di massa sta andando via via a sostituire la produzione di massa e seriale a cui siamo stati abituati sin dagli anni ’50. Perdere dunque la dimensione di standardizzazione per abbracciarne una che dia più carattere ai prodotti, sempre più percepiti dal consumatore di oggi come espressione di sé e della propria personalità.
In questo senso, non mancano esempi di grandi marche che stanno cavalcando il trend:
Jimmy Choo, con l’iniziativa Pick and Mix, permette di co-produrre e personalizzare i propri tacchi.
IKEA ha creato Delaktig (che in svedese significa “far parte di qualcosa”), una piattaforma modulare open source in alluminio: prodotti personalizzabili in base alle necessità del cliente; co-progettata con il designer britannico Tom Dixon, la piattaforma porta elementi di esclusività e alta qualità ad un budget accessibile.
Già nel 2013, Nike, con la collezione NikeiD, dava la possibilità di co-costruire una propria scarpa potendo combinare in modo personalizzato tessuto stampato e pelle e di scegliere i propri colori preferiti.
Nutella, nel 2015, regalava la propria tazza personalizzabile: bianca all’esterno e rossa all’interno (i classici colori di Nutella e Ferrero), sulla quale inserire un’immagine e una scritta a piacimento del cliente; nello stesso anno, Coca-Cola, faceva lo stesso con la campagna #daiunbacio: bottiglie con etichette personalizzate con nomi propri di persona.
Si può dunque parlare di ‘era della personalizzazione di massa’? Certamente il trend è indiscutibile così come lo è la soddisfazione del cliente nel comprare un oggetto personalizzato che parla di sé.