Lo scorso 2 luglio è uscito l’articolo Saldi e shopping, ogni volta che comprate online una persona viene licenziata de Il Fatto Quotidiano, in cui viene detto: “Sabato è il primo giorno di saldi in Italia. Da bravo figlio del consumismo e capitalismo moderno sono andato a fare shopping. Sveglia presto, colazione, un giro in bagno. Poi divano e ho fatto shopping”. […] “Rilassato sul mio divano con la mia gatta che faceva le fusa sono entrato nel sito che vendeva le scarpe che volevo prendere”. […] “Insomma tutto perfetto? Non proprio, anzi, a rischio di sembrare critico, una tragedia annunciata”. […] “Ogni volta che fate shopping in rete una commessa (o un commesso, siamo politically correct) muore. In vero non muore, alla peggio viene licenziato”. […] “Certamente l’estinzione dei negozi fisici non avverrà domani. Ma a valutare i trend di disoccupazione e crescita on line non c’è da stare tranquilli, il retail apocalipse colpirà nella nostra generazione”.
Questa analisi non è corretta ed è fondamentale smentirla al grande pubblico attraverso i numeri di PricewaterhouseCoppers, tra i più grandi network internazionali di revisione dati del mondo:
Come già riportavamo in Mobile First Era, nell’edizione della Total Retail Survey di quest’anno, la ricerca di PwC (https://www.pwc.com/it/it/press-room/assets/docs/pressrls-total-retail-2017.pdf) riporta che “nonostante il mobile shopping abbia iniziato a prevalere su alcuni canali tradizionali, la fedeltà al negozio è uno dei maggiori trend con il 51% dei consumatori italiani che lo visitano almeno una volta alla settimana per effettuare i propri acquisti; “il tema chiave oggi è legato alle competenze: i retailer devono investire sulle competenze digitali e di operations dei propri team, perché sappiano gestire l’innovazione digitale, una supply chain sempre più complessa e il lancio di nuovi servizi per assicurarsi la fedeltà del cliente”.
Le nuove tecnologie e i social hanno indubbiamente generato un cambiamento nei consumi, ma i negozi fisici e le persone che vi lavorano non sono destinati a sparire a causa dell’incremento degli acquisti online; i punti vendita che chiuderanno saranno quelli che non saranno stati in grado di “trovare strade innovative per raccontare la propria storia e creare connessione con i consumatori”, e quelli che avranno successo saranno quelli che avranno una “presenza online efficace e funzionale (attraverso un sito internet ottimizzato per ogni strumento, propri canali sui principali social media capaci di creare engagement con i clienti e garantire una shopping experience a 360 gradi)”, e che sapranno nel contempo “sfruttare i benefici di una presenza offline, rendendo più accattivante lo store, creando un’esperienza di acquisto unica nel punto vendita, facendo sinergia tra l’offerta on e offline e investendo sul personale presente in store attraverso training e l’innesto di talenti che contribuiscano a mantenere alta la competitività con player online”.
Come dicevamo in Store off line, il consumatore di oggi, avendo la possibilità di farlo, compra ovunque, online e offline, ma manifesta ancora fortemente il desiderio di voler vivere il negozio fisico: Il 70% degli italiani è omnicanale, e nonostante la crescente comodità e curiosità nell’acquistare online, il negozio fisico è il riferimento per il 99% dei clienti. In Italia il 58% degli executive del settore retail interpellati ammette però la propria lentezza nella digitalizzazione (Rapporto Coop 2016).
Il futuro dei consumi sarà la capacità da parte dei player retail di essere omnichannel.