Se la GD è in grado di portare fascino e praticità a prezzi accessibili nelle nostre case, perché mai non dovrebbe esserlo altrettanto nel portare lo stesso nei nostri armadi?
Qualche anno fa i giganti della grande distribuzione cominciavano a lanciare sfide alle catene di abbigliamento low-cost:
Nel 2012, Coop, dopo l’incontro con la designer inglese pioniera della moda etica Katharine Hamnett, dava vita alla collezione di moda solidal, con magliette con scritte evocative quali “Together is possibile”, “Stop and think”, “Knowledge is power”, “Choose love” e “Save the future”.
Nel 2015, Carrefour, lanciava “Total Look”, la sua prima collezione moda uomo e donna, dallo stile e dal prezzo attrattivi; il tutto, accompagnato da una revisione nei punti di vendita della catena con un look che ricalcava l’ambientazione delle boutique specializzate: spazio aperto e disposizione dei capi di abbigliamento per universi concettuali.
Sempre nel 2015, la catena tedesca di discount Lidl, dopo qualche incursione nell’underwear e nel childrenswear, presentava la sua prima collezione donna, unbranded e mainstream.
Ad oggi, nel 2017, cosa rimane di queste contaminazioni? I dati, in un mondo in cui, complici i social media quali Instagram, ambienti e abbigliamento divengono un tutt’uno per esprimere il proprio stile e quindi il proprio modo di essere, ci riportano che oggi non solo sono rimaste le contaminazioni, ma anzi appaiono più che mai vive, estese e trasversali.
Ikea, simbolo globale del concetto di prodotto accessibile, ha annunciato una collaborazione con il concept store parigino Colette, che fino al 6 maggio 2o17 ospiterà il mondo Ikea grazie a una serie di iniziative speciali con un focus sul mondo dell’arte contemporanea, in cui vi sarà la partecipazione di artisti come Kevin Lyons e Amit Greenberg; oltre alle proprie vetrine, Colette personalizzerà con il suo logo alcuni dei prodotti più rappresentativi del catalogo Ikea presenti in negozio. La partnership di Ikea con Colette segue quelle con i fashion brand Katie Eary, Martin Bergström, Walter Van Beirendonck e Kit Neale.
Lidl, dopo l’esperienza cominciata nel 2015, investe nuovamente in prodotti fashion debuttando nei punti vendita inglesi con la collezione di accessori Esmara: per la prima volta i consumatori potranno vestirsi con un look interamente Lidl per meno di 30 sterline (circa 35 euro).
Anche altri player come Tesco, Asda e Sainsbury’s hanno lanciato di recente collezioni fashion.
In questo nuovo scenario, il versante fast fashion sta correndo ai ripari, e ad esempio H&M ha da poco annunciato la creazione del nuovo brand Arket, che aprirà il primo negozio a Londra e online su arket.com in 18 paesi europei nell’autunno del 2017: l’offerta comprenderà linee di abbigliamento uomo, donna, collezioni prêt-à-porter, selezione di «best» di altri brand, accessori per bambini, un reparto di articoli per la casa e una zona caffetteria incentrata sulla cucina nordica e in linea con la filosofia di un’alimentazione sana. Un marchio con prezzi più alti rispetto a quelli a cui ci ha abituati H&M, ma con una promessa importante: una vera e propria rivoluzione dell’esperienza di shopping.